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“Hearing for life”, l’udito per la vita, è il messaggio lanciato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità per sensibilizzare sul tema della disabilità uditiva. Gli italiani che soffrono di problemi dell’udito sono, ad oggi, oltre 7 milioni ma solo il 31,5% di essi ha dichiarato di aver effettuato una misurazione audiometrica e addirittura solo il 25% dichiara di essersi sottoposto alle cure indicate.
Prevenire o curare?
L’invito dell’OMS è quello di non trascurare le problematiche dell’udito perché, oltre ad essere riconosciute come una vera e propria disabilità, rendono più complesse le dinamiche sociali, famigliari e lavorative di chi ne è colpito.
Gli interventi tempestivi possono garantire alle persone colpite da disturbi uditivi il raggiungimento del loro pieno potenziale in tempi ragionevolmente brevi e soprattutto nel lungo termine. La prevenzione, inoltre, permette di individuare il focus del problema addirittura prima che si sviluppi, abbattendo tempistiche e costi degli interventi.
“Non sento lo so, ma me ne vergogno”
La colpa va ricercata nella scarsa attenzione rivolta, ancora oggi, ad una patologia vera e propria ma che fatica ad essere riconosciuta come tale.
Si tratta, in realtà, della seconda causa di disabilità nel mondo e interessa un numero spropositato di persone che continuano a non sottoporsi a controllo, tendendo ad isolarsi sempre di più, a non sentirsi compresi e a trascurare il proprio problema di salute.
Si può e si deve occuparsi di se stessi
I messaggi rassicuranti arrivano ormai su tutti i fronti e dai vari leader nel settore degli impianti cocleari.
La Cochlear, multinazionale americana, ha ad esempio recentemente condotto uno studio che rimarca la possibilità, intervenendo nel modo corretto, di riacquisire a pieno le funzionalità uditive, anche nei casi più gravi.
Aiutiamo chi non sente a sentirsi capito
Il primo passo da compiere è quello di sensibilizzare le istituzioni e gli addetti ai lavoro riguardo il problema, la prevenzione, le possibili soluzioni e gli interventi possibili. Ma cosa possiamo fare, nel quotidiano, per aiutare le persone a sentirsi capite? Banalmente e usando un gioco di parole, come possiamo ascoltare chi non sente? È stato dimostrato che le persone che soffrono di ipoacusia hanno delle reali difficoltà a relazionarsi, a vivere la propria quotidianità e a sentirsi bene con se stessi e gli altri.
Sentirsi capiti è il primo passo per affrontare il problema
il Centro acustico della Sardegna conosce perfettamente le problematiche legate alle disabilità dell’udito, sia in termini pratici che in termini psicologici.
Le visite a domicilio e la misurazione audiometrica eseguita nella Propria comfort zone rendono meno traumatico e imbarazzante parlare del proprio problema.
Le soluzioni sono tante e sono, ormai, praticamente invisibili.
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